Figli nella residenza del nuovo compagno per l’emergenza Covid. Il padre può opporsi?

In questo momento di difficoltà legata al virus, mi ritrovo da mamma separata sola a casa con i bambini 8 e 12 anni. Ho un compagno che abita a circa 8 km da casa, vorremmo recarci da lui per il periodo di permanenza in casa, ma il papà dei bambini vuole impedirlo. Può? Premetto che già abitualmente prima dell' emergenza la nostra vita si divideva tra le due dimore (la mia e quella del mio nuovo compagno). Il papà può opporsi? Grazie anticipatamente cordiali saluti
Famiglia (14/03/2020)
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Autore:
Avvocato Fabrizio Tronca
Eredità e Successioni, Immobili, Famiglia
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Risposta:

La vicenda che ci rappresenta va esaminata sotto due profili: l'attuale emergenza Coronavirus che, pur trattata da una serie di Decreti e adeguamenti, non disciplina tutti gli aspetti del diritto (e certamente non le contingenti situazioni familiari) e la necessità di chiarire entro quali limiti esercitare la responsabilità genitoriale.

Quanto alla responsabilità genitoriale, gli spostamenti di abitazione dei figli nonché la frequentazione degli stessi con il nuovo compagno del coniuge, sono scelte che devono essere discusse e condivise da entrambi i coniugi.

Questi hanno, infatti, il dovere e diritto di determinare insieme l'indirizzo di vita della prole, secondo il miglior interesse della stessa, e in tale schema rientra anche la traiettoria delle relazioni personali con altri adulti e altri ambienti familiari.

Da quanto descrive, la frequentazione dei figli con il Suo nuovo compagno era scelta già maturata e condivisa con Suo marito, pertanto è un punto da non mettere, ora, in discussione e, salvo prova contraria, dato per acquisito.

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Il secondo aspetto da valutare è come collocare questo schema abituale nel contesto dell’attuale emergenza determinata dal contagio del Coronavirus.

Supponiamo che la preoccupazione del padre dei ragazzi sia l’impossibilità di sapere con quali altre persone il Suo compagno abbia avuto contatti e pertanto in quali termini possa essere stato esposto al virus e sia potenzialmente un soggetto che possa veicolarlo ai ragazzi.

La posizione del padre, oggettivamente, può essere vista come una legittima forma di cautela e tutela – anche doverosa – verso i figli.

In un momento di incertezza oggettiva, bisogna affidarsi ancora di più alle coordinate che assegna il diritto di famiglia e, come detto sopra, la stella polare consiste nella condivisione[1] delle scelte assunte per i figli e nell’individuazione del miglior interesse dei minori (c.d. The best interest of the child).

Se l’iniziativa di portare i ragazzi presso l’abitazione dell’altro compagno non è condivisa dal papà, e anche solo potenzialmente aumenti la possibilità di rischi alla salute dei ragazzi, deve essere mantenuto lo status quo abituale, ovvero i ragazzi debbono permanere nella abitazione di famiglia.

Volendo prestare anche attenzione alle prospettive, un conflitto sull’attuale gestione dei minori e dei loro interessi in questa situazione, potrebbe riverberarsi in sede di eventuale divorzio, per quanto competa la disciplina della filiazione, o in sede di modifica delle stesse condizioni che regolamentano il corrente rapporto con i figli per possibili contestazioni o critiche mosse dal padre.

Avvocato Fabrizio Tronca

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[1] Sul punto richiamiamo a titolo esemplificativo la Sentenza Cass. civ., Sez. I, 26/03/2015, n. 6132

“Le decisioni riguardanti i figli minori, compresa la scelta della residenza, non devono tenere conto degli interessi dei genitori, ma esclusivamente dell'interesse del minore stesso […]”.

 

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