Datore di lavoro rifiuta prestazione per paura del Covid19. È legittimo?
La società per cui lavoro non vuole farmi rientrare, perché mia moglie lavora in una clinica. Il datore ha paura per via del coronavirus e per rientrare devo far allontanare mia moglie. È legittimo?
La decisione del Suo datore di lavoro, assunta evidentemente per paura del contagio al Covid19 e che comporta un rifiuto a ricevere la Sua prestazione lavorativa, appare assolutamente illegittima e sfornita di qualsivoglia fondamento.
Seguendo quanto disposto dai diversi decreti legge che si sono succeduti nelle recenti settimane, a partire dal Decreto Legge dell'8 marzo 2020, ai datori di lavoro è raccomandato di prevenire il contagio tra i dipendenti utilizzando:
lo strumento del lavoro agile, quando le mansioni lo consentano;
lo smaltimento di ferie residue e congedi;
ammortizzatori sociali.
Solo in caso di accertata sintomatologia legata al coronavirus, oppure di contatto con persone risultate positive, il lavoratore stesso ha l'obbligo di porsi in auto - quarantena (che, peraltro, in forza di quanto disposto dall'ultimo Decreto Legge del 17 marzo 2020, è equiparata ad un periodo di malattia).
Peraltro si evidenzia che la richiesta del Suo datore di lavoro è fondata su una informazione che attiene alla Sua sfera personale, ovvero a informazioni sul lavoro di Sua moglie, che potrebbe ledere il Suo diritto alla privacy.
Il consiglio, pertanto, è quello di formalizzare per iscritto al Suo datore di lavoro che Lei mette a disposizione la Sua prestazione, invitando lo stesso a motivare in modo formale il rifiuto a farLe riprendere l'attività.
All'esito si potranno valutare i presupposti per contestare la decisione del datore di lavoro.
Avvocato Egidio Rossi